“La figlia del tempo (1951), l’ultimo libro di
Josephine Tey, è probabilmente il romanzo più famoso della serie di Alan Grant.
Definito da un noto critico “non soltanto una delle più grandi detective story
dell’anno, ma di tutta la storia del romanzo giallo”, è uno dei primi esempi di
“armchair mystery”, il “giallo in poltrona”: l’investigatore, impossibilitato a
muoversi, deve indagare rimanendo chiuso nella propria stanza, e dunque basandosi
sulle prove che gli forniscono i colleghi. Alan Grant è confinato in un letto
d’ospedale con una gamba rotta, quando una stampa di Riccardo III regalatagli
da un’amica cattura la sua attenzione. Il re è passato alla storia per aver fatto rinchiudere
nella Torre di Londra, e successivamente assassinare, i due giovani nipoti.
Ma il nostro investigatore, osservando il volto e l’espressione di Riccardo III,
non riesce a convincersi che si tratti di uno spietato assassino. Esaminando documenti
e resoconti storici reperiti da un ricercatore americano, Alan Grant arriva
alla conclusione che il crimine imputato a Riccardo III non è che una montatura
orchestrata dai Tudor. Le indagini lo porteranno ad altre interessanti conclusioni
sui grandi miti della Storia e su come gli uomini di potere riescano a imporre la
propria versione dei fatti. La figlia del tempo è un giallo unico nel suo genere, e occuperà
sempre un posto speciale tra le detective story.”
P.D. James
Josephine Tey, scozzese, nata Elizabeth Mackintosh (Inverness 1896 - Londra 1952), scrisse otto detective novel che per la qualità letteraria le conquistarono molti ammiratori, anche illustri come Stephen King. Affascinata dal mascheramento e dalle molteplici identità, firmò pièce teatrali con lo pseudonimo maschile di Gordon Daviot. «Un personaggio eccentrico» la definì il grande attore e amico John Gielgud «orgogliosa senza essere arrogante, e caparbia ma senza presunzione.» Ha lasciato la sua eredità al National Trust for Places of Historic Interest or Natural Beauty.